Nel Post, precedente si era parlato del Metodo Pilates, ma entriamo nel dettagli dei principi che riconoscono il POWER QI e che lo differenziano.

· CONCENTRAZIONE (secondo Pilates)

Massima attenzione e concentrazione in ogni esercizio, la mente deve essere il supervisore per ogni singola parte del corpo.


· CONCENTRAZIONE (secondo Power Qi)

Prima di poter dire che cosa sia “concentrazione”, occorre fare una premessa importante, tale presupposto è il primo passo per poter concepire i principi del Power Qi (PQ).

Filosofia o realtà?

Cosi come nella filosofia ZEN

Una pagina da Lo zen e il tiro con l'arco

Una pagina dal famoso romanzo-saggio di Eugen Herrigel, parla della concentrazione sulla respirazione e della fastidiosa situazione nella quale, cercando di fare silenzio interiore, centrati sul nostro respiro, affiorano mille pensieri, stati d'animo, sensazioni, elementi disturbanti per la pratica. Ma...
"[...] Se, continuando a respirare tranquillamente, si accoglie con serenità ciò che si presenta, ci si abitua ad assistervi da semplici
spettatori, sino a che si è finalmente stanchi dello spettacolo. Così si giunge gradatamente a uno stato d'abbandono che somiglia a quel dormiveglia che precede il sonno.
Scivolarvi definitivamente è il pericolo che bisogna evitare. Lo si affronta con un particolare scatto della
concentrazione, paragonabile al riscuotersi di uno che, sfinito da una notte di veglia, sa che dalla vigilanza di tutti i suoi sensi dipende la sua vita; e se tale scatto è riuscito anche una volta sola, si riuscirà sicuramente a ripeterlo. Per esso l'anima, come da sola, si ritrova quasi a librare entro se stessa, una condizione che, capace di crescere d'intensità, si solleva addirittura a quel senso d'incredibile leggerezza, sperimentato solo in rari sogni, e di felice certezza di poter destare energie rivolte in ogni direzione e di saperle accrescere o sciogliere a ogni livello.
Questo stato, in cui non si pensa, non ci si propone, non si persegue,
non si desidera né si attende più nulla di definito, che non tende verso nessuna particolare direzione ma che per la sua forza indivisa sa di essere capace del possibile come dell'impossibile - questo stato interamente libero da intenzioni, dall'Io, il Maestro lo chiama propriamente «spirituale». È infatti saturo di vigilanza spirituale e perciò viene anche chiamato «vera presenza dello spirito». Con questo s'intende che lo spirito è presente dappertutto perché non si appende a nessun luogo particolare. E può restare presente perché anche quando si rivolge a questo o a quello non vi si attaccherà con la riflessione e non perderà così la sua originaria mobilità. Simile all'acqua che riempie uno stagno ma è sempre pronta a defluirne, lo spirito può ogni volta agire con la sua inesauribile forza, perché è libero, e aprirsi a tutto perché è vuoto. Tale condizione è veramente una condizione originaria e il suo emblema, un cerchio vuoto, non è muto per colui che vi sta dentro.
È perciò con questa presenza e piena potenza del suo spirito non turbato da intenzioni, e fossero le più nascoste, che l'uomo c
he si è svincolato da tutti i legami deve esercitare qualsiasi arte”.


“L’ascolto”


L’inizio di ogni lezione è mirata alla preparazione dell’ascolto del proprio corpo. Ogni giorno il nostro organismo è nuovo, cellule, tessuti e emozioni sono differenti attimo dopo attimo, la nostra condizione fisica può cambiare in ogni momento, le “perturbazioni” del nostro “universo-corpo”, si modificano.

E’ il procedere con questa prima fase che stabilisce la “Koinè” (fa rientrare nella sua definizione di dialetto non solo la particolare inflessione assunta da un lessico in relazione a un'area geografica, ma anche quelle particolari forme che rivelano caratteri, condivisi o esclusivi, che prescindono dalla località, risultando semmai legati ad un ethnos.), la dialettica, il linguaggio codificato per poter relazionare nel soggettivo modo (moadalità) “mente-corpo”.

A questo punto posso iniziare il “processo” di concentrazione.


“Processo”, perché è un evolversi che può portare a stati emozionali più evoluti (es. trans e/o autoipnosi). Ma parlando di un “movimento” ginnico, andiamo incontro alla ripetitività del gesto, più precisamente “movimento espressivo”.

Ripetere il gesto (ginnico,atletico o artistico) apporta notevoli fattori e varianti: l’organismo si attiva in maniera differente man mano che il gesto si sviluppa, si attua un arrangiamento neuro-muscolare, che porta ad una riduzione della qualità del movimento, conferendo una non “perfezione” del movimento.

Figurate nella Vostra mente il gesto artistico di un danzatore, il gesto diventa capace di esprimere il “linguaggio” del corpo, delle emozioni.

Ritornando al punto di partenza, (“come un cerchio che tende a ricongiungersi creando un vuoto”), nello ZEN e il tiro con l’arco, non ha importanza se fai centro

“…Il tocco del Maestro aiuterà Herrigel a scrollarsi tutto di dosso, a restare ‘vuoto’ per accogliere, quasi senza accorgersene, l’unico gesto giusto, che fa centro - quello di cui gli arcieri Zen dicono: “Un colpo - una vita”. In un tale colpo, arco, freccia, bersaglio e “io” si intrecciano in modo che non è possibile separarli: la freccia scoccata mette in gioco tutta la vita dell’arciere e il bersaglio da colpire è l’arciere stesso…”

La parola “Power” non vuole esprimere forza o potenza, è “intenzionalità capace”, energia che muove energia e crea nuova energia (E = m x C²) ㋕.

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